I sedimenti della Nurra di Su Cherchi Mannu
Giovanni De Falco & Salvatore Buschettu
Hanno partecipato al rilievo: Francesco Firinu, Cinzia ‘the president’ Mulas, Olivia Campanelli, Paolo Pilloni & Maurizio Trogu
Qualche anno fa mi capitò di visitare la Nurra di Su Cherchi Mannu (1172 SA/NU) una profonda voragine di circa 180 m di dislivello localizzata presso Campos Bargios, nel Supramonte di Urzulei. Rimasi colpito dalla presenza di imponenti depositi sedimentari (roba da geologi disagiati) nella galleria che si apre a -145 m alla base del pozzo Bandar Abbas. Per qualche anno mi ha ronzato in testa l’idea di tornare per documentare meglio questi depositi e capire se potessero raccontarci qualcosa sull’evoluzione della grotta. L’occasione si è presentata in una domenica di Settembre del 2024 e con un gruppo di compagni dello SCOr abbiamo organizzato una escursione con questa finalità. Nella galleria dove è presente il canyon d’argilla si trovano diversi tipi di sedimenti: argille di colore grigio chiaro, conglomerati a ciottoli calcarei ben arrotondati, brecce a ciottoli calcarei, un conglomerato formato da ciottoli del basamento paleozoico impermeabile (filladi, scisti neri, quarzo) che affiora molto più sud. La domanda che ci siamo posti è: come sono finiti questi sedimenti in grotta e da dove provengono?
La grotta e i depositi di sedimenti
La nurra di Su Cherchi Mannu si apre all’interno di una piccola dolina posta in un canale che confluisce nel versante destro del Rio Flumineddu. Il canale forma una valle ‘sospesa’, una valle che non si raccorda direttamente all’alveo fluviale ma rimane sospesa in alto, sul fianco del canyon in cui si immette.
Su Cherchi Mannu è stata esplorata negli anni ’80 da Stefano Fercia, Mario Pappacoda, Sandro e Valerio Tuveri del CSC nell’ambito di una serie di ricerche speleologiche nel Supramonte di Urzulei: il resoconto di queste esplorazioni è stato riportato in due articoli su Sardegna Speleologica (2/92) e Speleologia (27/92). Gli esploratori notarono i sedimenti della galleria senza farci troppo caso: il loro obiettivo era cercare il mitico collettore che convogliava le acque a Gorropu. Oggi sappiamo che il collettore si trova 300/400 m più in basso e prende la direzione di Su Gologone. Le velleità esplorative si fermarono ‘in un mare di sedimenti terrosi (Canyon d'argilla)’ (Fercia e Pappacoda, Sardegna Speleologica, 1991).
La grotta si sviluppa a partire da una piccola galleria iniziale in frana per passare, attraverso una strettoia, alla galleria che porta all’attacco del primo pozzo, un P45 in appoggio che termina su un ambiente occluso alla base dai sedimenti. Una diaclasi orizzontale, da attrezzare con un mancorrente, porta all’attacco di Bandar Abbas, il P75 con una sezione circolare e le pareti bianche che termina nella galleria a -145 m.
Alla base del P75 si dirama una grande galleria alta circa 10 m. La galleria è occlusa a monte e a valle da imponenti depositi di sedimenti e concrezioni. I sedimenti sono stati incisi formando un canyon dalle pareti ripide: il canyon d’argilla. Sui sedimenti, lungo il canyon, sono presenti anche dei blocchi di frana.
Mentre gli altri visitatori ammirano la bellezza degli ambienti e discutono sugli aspetti tecnici della progressione, il geologo disagiato osserva che il corpo sedimentario presente a Su Cherchi Mannu è composto da una sequenza di sedimenti differenti.
Alla base troviamo delle Argille grigio chiare (Ar), stratificate, con uno spessore massimo di 2 m, a cui sono intercalati dei conglomerati a ciottoli calcarei ben cementati (CC) con uno spessore massimo di 0.4 m. Questo deposito di argille e conglomerati a ciottoli calcarei è tagliato da una superficie di erosione ed è ricoperto da un conglomerato con una matrice sabbioso/argillosa rossastra (CS). I ciottoli presenti nel conglomerato hanno dimensioni centimetriche e sono costituiti da litologie provenienti dal basamento paleozoico: filladi grige, scisti neri, quarzo. Nel settore più a monte della galleria troviamo anche una breccia composta da clasti calcarei a spigolo vivo (non arrotondati).
I sedimenti sono evidentemente un deposito antico (anche se non abbiamo dati per stabilire un’età), parzialmente cementato, successivamente eroso. Alcuni crolli hanno interessato la galleria successivamente alla deposizione dei sedimenti. I sedimenti a ciottoli del basamento con matrice sabbioso argillosa (CS) si ritrovano anche alla base del P45: si tratta di un lembo residuale che circonda la parete della sala alla base del pozzo, rimasto sul posto dopo che l’erosione ha asportato il resto del deposito presente. Lembi cementati alle pareti del deposito CS si trovano anche nella galleria alta che porta all’attacco del P45.
Per verificare la profondità dei depositi di sedimento abbiamo eseguito un rilievo della poligonale principale con il disto X: la poligonale mostra alcune differenze rispetto al rilievo originale anche se il dislivello è risultato identico.
La provenienza dei sedimenti
Per capire la provenienza dei sedimenti dobbiamo dare uno sguardo alla geologia e alla geomorfologia della zona. Abbiamo elaborato una rappresentazione 3D della porzione del Supramonte compresa tra Fennau e la gola di Gorropu, che comprende le gole del Flumineddu e Codula Sa Mela/Orbisi.
Come è noto, la geologia del Supramonte è caratterizzata da una sequenza di sedimenti carbonatici del Giurassico che comprendono le dolomie della Formazione di Dorgali, i calcari della formazione di Monte Tuili e Monte Bardia. Nell’area di Gorroppu affiorano i sedimenti marnosi del Cretaceo.
La grotta si trova su un altopiano tra le valli del Flumineddu e Codula Orbisi. Il canale in cui si apre la grotta è molto limitato arealmente e drena esclusivamente le aree calcaree in cui affiora la Formazione di Mote Bardia. I sedimenti composti da litologie del basamento paleozoico provengono da sud e sono stati convogliati nell’area di Su Cherchi Mannu dal Flumineddu. A monte del Flumineddu affiorano diverse litologie del basamento, tra cui gli scisti neri del Siluriano, le filladi grigie e rocce del complesso granitoide, che compongono i ciottoli del deposito CS.
Modello evolutivo
Ma come possono essere arrivati i sedimenti trasportati dal Flumineddu all’interno della grotta, sia nelle parti alte che nella galleria? Abbiamo cercato di elaborare un modello evolutivo della geomorfologia dell’area sulla base delle nostre osservazioni, che illustriamo aiutandoci con un disegnino (o cartoon per fare i toghi).
- La presenza di ciottoli del basamento paleozoico nelle parti alte ci indica che, in una fase più antica, il paleo-Flumineddu scorreva sull’altopiano, prima di formare una valle incassata. La galleria a -145 m costituiva probabilmente una via di drenaggio attiva del sistema carsico sotterraneo che trasportava sedimenti argillosi (AR) e sedimenti calcarei (CC).
- Successivamente la grotta ha intercettato il corso del fiume (con l’apertura di un ingresso alto) con il conseguente riempimento della cavità e della galleria con depositi a ciottoli del basamento paleozoico (CS).
- In una fase successiva il Flumineddu ha iniziato ad approfondire il suo attuale alveo: questo ha comportato anche l’incisione dell’altopiano con la formazione del canalone. L’approfondimento dell’alveo può essere dovuto a diversi fattori: un generale sollevamento dell’area e/o un abbassamento del livello di base. Anche la zona carsica attiva si è spostata verso il basso, trasformando la galleria in un ramo fossile, con la formazione dei pozzi più profondi.
- La grotta ha continuato ad assorbire le acque dall’altro (come fa tutt’ora): lo scorrimento delle acque ha eroso e dilavato i sedimenti dalle parti alte e inciso il canyon d’argilla. Successivi crolli hanno dato alla galleria la conformazione attuale.
Non abbiamo datazioni che ci consentano un inquadramento cronologico, ma possiamo ragionevolmente pensare ad una evoluzione abbastanza lunga (qualche milione di anni?), in analogia a quanto riportato da altri autori per l’approfondimento delle gallerie attive in altri sistemi carsici del Supramonte.