Col tempo è diventato un chiodo fisso per me e volevo assolutamente visitare questa grotta, ma per un motivo o per l’altro non c’ero ancora riuscita; quindi ho colto subito l’occasione quando il nostro amico Silvestro Papinuto è venuto a trovarci di recente, rinnovandogli la richiesta di accompagnarmi. Si è offerto subito ed insieme abbiamo concordato l’uscita per il sabato 6 febbraio.
Con Giorgio, controllando a casa il rilievo, abbiamo capito subito i punti critici della progressione (soprattutto per lui!!!!): una prima strettoia artificiale alla base del pozzo, il cui accesso è ulteriormente reso complicato da una sbarra chiusa con un lucchetto, ed altre due strettoie naturali, una di seguito all’altra, che si trovano subito dopo alcune discenderie da attrezzare con corda; dopodiché, qualche altra discenderia sempre da attrezzare e si arriva a quello che dovrebbe essere un grande salone molto concrezionato e molto bello. Per la chiave del lucchetto, nessun problema, Silvestro ci procura anche quella!
Organizzo quindi un piccolo gruppo (“…non troppi perché la grotta è delicata” - Silvestro): insieme a me e Giorgio, ci sono Federico e Cristina, Roberta e Daniele, Gabriella, Francesco e Giovanna. Ci diamo appuntamento alle 7.30 allo Speleo Club e, dopo aver caricato l’attrezzatura necessaria, partiamo per Domusnovas.
Recuperato Papinuto, lo seguiamo in macchina fino alla zona di Monti Nieddu. Arrivati alla sbarra (la stessa per salire alla Grotta del Fungo), che fortunatamente è aperta, carichiamo tutto il necessario nel fuoristrada di Francesco, operazione che, con due viaggi, ci consente di risparmiare almeno mezz’ora di faticoso cammino in una stradina impervia e tortuosa. Lasciato il fuoristrada in una spaziosa piazzola, ci prepariamo per la grotta e camminiamo ancora per circa venti minuti lungo un sentiero in mezzo al bosco in cui è facile perdersi, per poi arrivare finalmente all’ingresso ampio della grotta: una discenderia molto polverosa ci porta alla partenza del pozzo di circa 45/50 metri, anche questo molto ampio, completamente nel vuoto e molto suggestivo.
Disceso il pozzo, arriviamo alla prima difficoltà, la strettoia artificiale: consegniamo la chiave a Gabriella che per prima si infila nel pertugio, a testa in giù, braccia in avanti e gambe sospese, mantenuta per i piedi da Daniele e Francesco. Con un po’ di contorsionismo, riesce dunque ad aprire il lucchetto e rimuovere la sbarra, aprendoci così il varco. Pian piano, dopo esserci tolti l’attrezzatura, ed ognuno con le proprie difficoltà, passiamo anche tutti noi…….bè, proprio tutti purtroppo no: nonostante alcuni tentativi, né Giorgio né Giovanna riescono a passare e, a malincuore, non proseguono.
Noi, invece, continuiamo attrezzando alcune discenderie, che presto ci portano al secondo ostacolo: altre due strettoie naturali, quasi consecutive, che ci costringono nuovamente a liberarci dell’imbrago per poterle attraversare. La seconda, in particolare, è sicuramente la più stretta, ma con un po’ di fatica e di determinazione riusciamo ad attraversarla tutti…….bè, non proprio tutti purtroppo: anche qui perdiamo un altro ‘pezzo’ della nostra compagnia perché Daniele, dopo varie acrobazie, decide di non proseguire. A questo punto, poiché si son fatte già le 14, è ora di fare la sosta pranzo: mangiamo un panino, qualche cioccolato e chiacchieriamo con Daniele che sta dall’altra parte della piccola stanzetta!
Rimesso l’imbrago, ripartiamo e riprendiamo il cammino; qualche altra discenderia, sempre su corda, e arriviamo ad un ultima colata, alla base della quale si apre un’enorme sala, quella terminale.
Da questo momento, davanti a noi, si apre davvero il Paradiso!
La fantasia della natura mi stupisce, tutto splende e riluccica, dal soffitto al pavimento è tutto un susseguirsi di concrezioni di varia forma e grandezza; vaschette stalagmitiche e pisoliti, vele e stalattiti, miriadi di eccentriche ed innumerevoli concrezioni a forma di cavolfiore di un bianco candido che lascia senza parole e che, a guardar tutto e ad osservare ogni meraviglia, ci si potrebbe stare delle ore.
Proviamo anche ad immortalare queste bellezze scattando alcune fotografie, ma è praticamente impossibile, l’ambiente davvero ampio, il soffitto troppo alto e soprattutto la nostra attrezzatura decisamente inadatta. Girovaghiamo per la sala, godendoci ancora un po’ questo spettacolo, ma poi decidiamo di riprendere la strada del rientro, anche per ricongiungerci con i nostri compagni che purtroppo oggi non sono arrivati fin qui.
Raggiungiamo dapprima Daniele che ci dice di voler riprovare prima di tornare indietro, e la cosa assurda è che ora riesce a passare! Pazienza, almeno ha un motivo in più per ritornarci. Ripercorriamo all’indietro tutti i passaggi, arriviamo quindi alla prima strettoia, lasciando il compito di richiudere la sbarra con il lucchetto nuovamente a Gabriella. Ultimata con non poca fatica la risalita del pozzo, nel grottone troviamo ad attenderci Giorgio e Giovanna, che nel frattempo hanno acceso un bel fuoco permettendoci di riscaldarci ed asciugarci dall’umidità.
Dopo un ‘bicchiere di birra’ gentilmente offerto da Federico, riprendiamo il sentiero nel bosco diretti alla piazzola dov’è parcheggiato il fuoristrada; oramai è buio.
Dopo questa bellissima giornata, rientro a casa felice e soddisfatta, anche se con un pizzico di amarezza per non averla potuta condividere appieno con Giorgio. Ringrazio tutta la bella compagnia, e naturalmente ringrazio Silvestro Papinuto per la sua immancabile disponibilità.
Francesca Orro